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Sguardi (II parte). Guardo quello che gli altri non osservano.

di Liliana Adamo – Foto: Mostafa Elbrolosy per InNatura Magazine.

Wildlife Photography concept: l’approccio al mondo naturale, la fotografia come arte. l’avventura e l’etica della natura selvaggia.  dopo l’esperienza di Marco Gaiotti, ecco la visione di Mostafa Elbrolosy.

Tramonto dorato per la Garzetta schistacea.
Tramonto dorato per la Garzetta schistacea.

Wildlife, arte e/o etica?

Cambiamenti climatici, deforestazione, depauperamento d’ecosistemi e biodiversità, cosa ci riserva ancora l’etica della fotografia naturalistica? Come si muovono i suoi moderni fautori e quanto conta sentirsi “un artista” che osserva e fotografa la natura? Scopo primario sarebbe quello di mostrarne la bellezza intrinseca, avvicinandosi in punta di piedi in habitat, in molti casi, esclusi dalla presenza umana, di conseguenza attribuendosi una particolare responsabilità etica.

Si racconta che un “pioniere” del concetto wildlife, Eric Hosking, nonostante fosse stato leso da semi cecità permanente, a causa di uno “scontro” con un gufo reale e un artiglio che gli lacerò l’occhio sinistro, continuò a dividere il suo tempo tra (straordinarie) fotografie e conferenze sul tema della conservazione aviaria; a tal punto da essere considerato, oggi, non solo un grande fotografo ma soprattutto, antesignano della difesa ambientale e delle specie a rischio.

In tanta tenacia e determinazione, l’assioma di Arthur Morris, “Work as hard as humanly possible(Lavora col massimo impegno umanamente possibile…), può farsi regola e non eccezione, ma i più grandi fotografi naturalisti non si sottraggono al piacere d’esprimere la “propria” visione della natura. La differenza tout court sta nel respingere, per esempio, la riproduzione generica e meccanica, o smodatamente dinamica, i virtuosismi fotograficamente pletorici e fuorvianti che sembrano tanto in voga nel mondo della comunicazione digitale.

Il salto del leopardo.

“Sicuramente la conoscenza è un must”, afferma Mostafa Elbrolosy, egiziano di Tala, Al Minufiyah, residente a Dubai, negli Emirati Arabi, una laurea in legge, naturalista per passione, eccellente, sensibilissimo fotografo, “mosca bianca” del Medio Oriente: “Essere un fotografo naturalista in Medio Oriente? Bene, significa due cose. Primo, sei sempre nei guai con la polizia, a causa dei teleobiettivi che ti porti dietro e della mimetica. Sono stato fermato svariate volte, in Egitto e negli Emirati; due volte mi hanno sequestrato la macchina fotografica e gli obiettivi, per indagare cosa io avessi ripreso…Seconda cosa, nessuno in Medio Oriente sa che esiste una branca della fotografia che si annovera come naturalistica, neanche cosa voglia dire…wildlife, quindi, fauna selvatica! Dire a qualcuno che sei un fotografo di fauna selvatica, significa che riderà di te…che si prenderà gioco di te! Anche nei concorsi fotografici c’è un completo boicottaggio, nelle selezioni e nei vincitori, di chi fotografa il wildlife!”.

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Coloratissima e impettita Anatra mandarina

A dispetto di fermi e sequestri, a Mostafa Elbrolosy non sono mancati importanti riconoscimenti anche a livello internazionale. Il suo meraviglioso lavoro sugli uccelli è stato descritto dal National Geographic Abu Dhabi, dalla Nikon Film Photo Festival e raccolto nel libro dei Cento Fotografi Arabi.

Da un indimenticabile viaggio in Zambia con tre amici (un medico, Mostafa Mahran, un giornalista Mohamed Hesham, un altro fotografo Magdy Aly), esce fuori l’idea di una grande mostra itinerante, “Africa Wilderness”, esperienza inconsueta in Egitto, un percorso iniziatico in un paese non apertamente ostico ma, certo, poco incline. Eppure, per Mostafa Elbrolosy, che sogna di visitare l’intero continente africano, una tenda sotto un cielo stellato nella savana zambiana (e una sua incredibile foto riprende questa cornice surreale), è sentirsi esattamente: “Nella propria dimensione e nella propria pelle. In molte zone dello Zambia gli animali si muovono liberamente, in un territorio ancora integro e puro (a questo proposito avevamo scartato la Tanzania e il Kenya, fin troppo turistici…), finanche pericoloso. Abbiamo montato le nostre tende, elefanti e ippopotami giravano indisturbati intorno al nostro campo; non nego di aver provato timore, ma anche pace e relax, una sensazione liberatoria, fuori tutto, ero nel mio mondo!

Invito a pranzo tra Upupe
Invito a pranzo tra Upupe
Sguardo sul tour fotografico, un'avventura in viaggio
Sguardo sul tour fotografico, un’avventura in viaggio
Garzetta schistacea intenta alla caccia
Garzetta schistacea intenta alla caccia

Abbiamo guidato per 3mila chilometri in autonomia, senza guide locali e a nostro rischio, è stata un’avventura…oltre che una spedizione fotografica. Avevamo soltanto pianificato di visitare il maggior numero di siti possibili, da est a sud ovest, raggiungendo tre parchi nazionali, due cascate, quattro città principali, centinaia di villaggi. L’intero reportage fotografico è finito in “Africa Wilderness” al Cairo e Alessandria, ma è stato proprio durante questa spedizione che ho verificato la frustrazione e i limiti che la natura impone ai fotografi. Tu lo sai, la mia magnifica ossessione sono gli uccelli, e le specie viste in Zambia erano tante da lasciare esterrefatti, ma in questo caso, ci si è messa di mezzo la sfortuna, non ho potuto ottenere la giusta distanza e poi c’è stato il salto del leopardo…”.

 

Che leopardo…? “Un salto di un leopardo proprio dinanzi alla nostra macchina, ma così veloce, inaspettato e repentino… più veloce del mio istinto fotografico, non gliel’ho fatta a riprenderlo…”.

Visione nei dettagli e foto “estemporanee”.

Coppia di Gruccione verde minore
Coppia di Gruccione verde minore
Un Chiurlo maggiore plana in acqua
Un Chiurlo maggiore plana in acqua

Gli uccelli, ma non di hitchcockiana memoria; al contrario, uccelli amabili, imprevedibili, eccentrici, delicati, appartati o in gruppi, colti nell’immediatezza o attesi in lunghi, silenziosi appostamenti. Sono gli uccelli di Mostafa Elbrolosy, “magnifica ossessione”, da lui prediletta, studiata in anni di letture, mentre frequentava la facoltà di legge, esplorata nella “caccia fotografica” percorrendo deserti e oasi, campeggiando sulle montagne aride degli Emirati o lungo le sponde dei laghi salati, in Africa centrale o in Egitto: “Provo gioia nell’osservarli, non solo scattando foto!”.

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Sulle montagne degli Emirati

A dispetto della sua insostituibile “mimetica”, c’è un’innata riservatezza (che non esime altre sì, una risoluta testardaggine), un’educazione impeccabile, da upper class egiziana, un sorriso disarmante e l’amore incondizionato per la natura, dalle sfumature infinitesimali al wildlife più selvaggio: “La mia fotografia? Sta nel fermare, attraverso l’obiettivo, quei momenti speciali che la maggior parte delle persone non può osservare in natura. Nel wildlife, di solito amo concentrarmi su scene transitorie, temporanee, fuggevoli, un movimento appena percettibile, le azioni, la caccia… gioco sulle suggestioni o semplicemente indugiando su un batter d’occhio accattivante, che in natura, è spesso presente. Ho scelto questa poetica e questa tecnica così che lo spettatore possa ottenere davvero una visione dei dettagli che al là del concetto d’insieme, sono anch’essi importantissimi; una visione più ravvicinata e ottimizzata nei particolari e nei colori trasmette lo spirito delle creature selvagge e, nelle mie foto, cerco quelle emozioni e quei sentimenti che dovrebbero toccare profondamente l’animo umano”.

Immagini imparziali o visione esclusiva, che cosa rinvia alle persone, al mondo, lo sguardo di un fotografo naturalista?: “La propria visione, questo fa la differenza…Sull’uso della tecnologia…trasformo minimamente la resa delle mie foto, limitandomi alle correzioni del colore, contrasto e nitidezza, tutto il resto avviene nel momento dello scatto. Sì, la luce è il fattore più importante nel fotografare in natura, se questa non è perfetta, nulla puoi in post processing. Puoi scattare una foto perfetta e poi migliorarla, ma se lo scatto è scadente, rimarrà scadente nonostante tutto ciò che farai per correggerlo. Elementi indispensabili per le mie foto, sono la luce, il contatto con gli occhi, azione, emozione e sfondo chiaro”.