Un altro Egitto: alla scoperta del White Med.

Liliana Adamo per Phone&Go.

Tra Mersa Matrouh e la baia di Almaza, sul litorale settentrionale del Mar Mediterraneo (o White Med come lo chiamano gli egiziani), c’è una striscia di terra meno oppressa da cementificazione selvaggia e furori turistici di massa, autentico scrigno delle meraviglie.

Fascinazione e mito perdurano anche qui: Alessandria, anno di nascita, 332 a.C., è a due ore circa da Mersa Matrouh e il suo fautore, Alessandro Magno, o meglio, Alessandro il Grande, conquistatore e stratega, oltre a essere notoriamente habitué al Tempio dell’Oracolo, presso l’Oasi di Siwa fu chi, di punto in bianco, tracciò col grano la pianta di una straordinaria capitale che sarebbe sorta tra la palude Maryut, il villaggio chiamato Rakhotis e l’isola di Pharos, a poche centinaia di metri dalla battigia (dove già attraccavano le navi fenicie).

Una città protesa sul Mediterraneo grazie al suo Faro (una delle sette meraviglie del mondo antico, distrutto poi da un terremoto), orgogliosa dei suoi preziosi manoscritti, raccolti in una grande, decantata biblioteca, simbolo delle più ardite erudizioni e culture, ma che il suo stesso leader non avrebbe mai visto, poiché lasciato il paese nel momento in cui l’architetto Dinocrate di Rodi avviava i lavori, Alessandro muore a Babilonia, otto anni più tardi. Fu Tolomeo, fedele luogotenente (e suo alter ego), a trasportarne il corpo, tumulandolo nell’amata città da lui voluta. Storie d’Egitto!

L’Alessandria di oggi con i suoi quattro milioni d’abitanti è ormai lontanissima anche dagli anni d’oro del colonialismo, allora centro pulsante di mondanità ed esoterismo, meta indiscussa d’intrighi internazionali e dell’élite culturale europea. Tra le glorie passate resta la neo Bibliotheca Alexandrina, ricostruita negli stessi luoghi della biblioteca egizia distrutta da un incendio (si presume tra il 48 a.C. e il 642 d. C), a ovviare la gigantesca lanterna di Pharos, subentra il forte Quait Bay, voluto dal sultano Mohammed Alì.

A Mersa Matrouh, il Mediterraneo riserva molte sorprese e Almaza Bay con i suoi sette chilometri di spiaggia bianca, delimitata da due imponenti faraglioni, cela non poche meraviglie: un mare limpidissimo dalle sequenze strabilianti che molti comparano (non a torto) ai colori caraibici. I cosiddetti “Bagni di Cleopatra”, sul lato opposto alla laguna, formano una grande piscina dalla perfetta forma quadra, lambita da acque cristalline, racchiusa da rupi a strapiombo sul mare; il luogo perfetto per vagheggiare la regina Cleopatra intrattenersi insieme al suo amato Marco Antonio, per un bagno. Pura immaginazione? No, le rovine della residenza regale sono state rinvenute sulla collina opposta a questa “vasca naturale” e un passaggio sotterraneo pare conducesse dal palazzo alla spiaggia, probabilmente per romantiche nuotate al chiaro di luna. Ripetere l’esperienza dei due amanti è certo auspicabile ma attenzione a spingersi tra le rocce per le forti correnti e il moto ondoso, in alcuni momenti può essere davvero impetuoso.

Fuori dagli itinerari più battuti, ci sono altre spiagge pressoché sconosciute: Ageeba Beach (Spiaggia Miracolosa), si raggiunge percorrendo la costa per venti chilometri a ovest, verso Mersa el Sharif, fino a una stretta e profonda insenatura sabbiosa, chiusa da scogliere color ocra così antitetiche all’azzurro vitreo del mare, che lasciano il visitatore letteralmente…senza fiato!

Pressoché deserta nei periodi di Ramadan, Ageeba è considerata fra le spiagge più belle e incontaminate al mondo, però…guardarsi bene intorno a voler tentare un tuffo, in questo luogo non vale la particolare disinvoltura in auge lungo le coste e nei resort del Mar Rosso, salvo che (soprattutto per le donne), non si decida d’immergersi…vestiti!

Per una lunga nuotata pienamente appagante e questa volta in costume, meglio “rifugiarsi” in un hotel stellato sulla dolce baia di Almaza: il Jez Crystal Resort (in esclusiva per l’Italia dal tour operator Phone & Go), inaugurato nel 2009, già fiore all’occhiello dell’omonima catena alberghiera sviluppatasi lungo la costa del White Med, è a pochi minuti dal Mersa Matruh International Airport. Il più famoso degli hotel Jez è al top per servizi e strutture, abbinando una lunga e ampia spiaggia con scenari mozzafiato; architettonicamente moderno con un interior design “griffato” (dallo stilista italiano Roberto Cavalli), all’eleganza e comfort aggiunge un’ottima cucina e una vasta gamma d’attività ludiche e sportive. Senza dimenticare che in tutto questo fashion relax, cordialità e ospitalità tipiche del popolo egiziano rappresentano un valore aggiunto. Una ricca selezione di ristoranti, lounge e snack bar propone alimenti freschi e ogni tipo di bevande, anche in formula all inclusive night&day. Completano l’offerta, un centro benessere e una fornita galleria di negozi.

Dal Jez Crystal Resort, è facile prevedere altre interessanti “esplorazioni”; prioritario è noleggiare una jeep e spingersi fra le dune ai confini del Deserto Bianco con sosta all’Oasi di Siwa. Il “Gran Mare di Sabbia” travalica le frontiere con la Libia e qui, si ergono come eccentriche forme artistiche, massi di pietra calcarea scolpiti dal vento, candidi come iceberg.

Lanciandosi lungo i dossi ecco comparire le casette di fango color giallo rossiccio di Shali, un villaggio abitato che sembrerebbe un set cinematografico, anche se pochi scenografi al mondo potrebbero ricreare un tale labirinto con tanto di Medina, dove i mercanti si aggirano trascinandosi la mercanzia con carretti e muli mentre bambini giocano indisturbati, tirando calci a un pallone ai piedi del Tempio di Amon, incuranti di pitture e incisioni secolari. Il piccolo Museo della Casa di Siwa conserva gioielli, antichi strumenti musicali, manufatti d’artigianato berbero. E, a proposito di berberi, storici e archeologi ancora litigano per stabilire il momento esatto in cui i faraoni andarono via da Siwa rimpiazzati da questa particolare etnia.

In un’atmosfera senza tempo, tra il deserto, i suk arabi e le spiagge incontaminate del White Med, un Egitto particolarmente diverso merita si essere scoperto.

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